domenica 24 maggio 2009

Ora delle cascate di cioccolato

Ricordo la forza e la delicatezza delle tue mani sui miei fianchi quando mi portavi a te. La volontà del mio cuore di allontanarti e l'incapacità di non assecondarti. E poi il calore e il profumo del tuo corpo e il freddo e l'odore di un divano di pelle. Un filo arancio del tramonto in mezzo al buio del salone deserto sembrava squarciare le scure tende pesanti e impolverate. L'eleganza di un nero pianoforte a coda di vernice che acconsentiva silenzioso la nostra presenza e rimaneva immobile ai nostri sospiri che echeggiavano nella sala. La mia pelle pallida e calda sul freddo divano scuro, le tue mani che scorrevano su di me e le mie labbra che cercavano il tuo calore, sfiorandoti. E le tue labbra che desideravano conoscere ogni centimetro del mio corpo e il sentirmele addosso ovunque, quelle tue labbra. E poi le tue dita che premevano e le mie mani che afferravano le tue spalle, mentre cercavi di soffocare i miei gemiti baciandomi. I segni delle mie dita sulla tua schiena. Poi mi prendevi e mi poggiavi sul pianoforte, mi bloccavi i polsi con le tue mani, con la stessa forza di quando si tiene in mano un uovo, ed i miei talloni sulla tua schiena. Avrei voluto essere amata e desiderata così per sempre.
E poi rimanere abbracciati a sentire il battito dei nostri cuori, mentre il giorno fuggiva e il tramonto si spegneva.

Alla fine eccolo quì.

6 commenti:

  1. l'irripetibile non è mai per sempre, per fortuna! Ae no diventerebbe ripetizione senza quella magia a cui aspirare nella nostalgia
    Sussurri obliqui

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  2. Prog: hai senz'altro ragione, e allora si può solo sperare di vivere quanti più possibili bei momenti diversi.

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  3. mi sembra di averlo appena vissuto...

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  4. Nikko: Pare proprio sia piaciuto. :D

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