lunedì 24 ottobre 2011

Ora degli oratori

Pioveva. Piove sempre quando si è tristi. O si è sempre tristi quando piove.
Probabilmente.
Non aveva l'ombrello. Piove sempre quando non si ha l'ombrello. O non si ha mai l'ombrello quando piove.
Probabilmente.
Si rifugiò tra quelle pareti.
Liberò i piedi, gelidi, e le gambe, e si avvolse nel plaid.
Andò in cucina, accese il bollitore,
aprì la credenza dei tè.
Non quello bianco, semplicità, non quello verde, determinazione, non quello alla vaniglia, dolcezza.
Ma quello nero, per sciogliere l'amarezza.
Tè nero.
Si sedette davanti alla finestra, davanti alla pioggia, al suo richiamo, al suo invito.
Pioggia che abbraccia e consola.
Non pianse. Lasciò che la pioggia lo facesse per lei.
Pioggia, come tè nero, che porta via l'amarezza.
Quante volte aveva lasciato che le sue amarezze scivolassero
via
con l'acqua sporca per le strade.
Quante volte aveva lasciato i suoi segreti alla pioggia. Alle sue lacrime.
Portò la tazza alle labbra-vuota.
Ne cercò ancora l'ultimo calore.
Un'ombra di tè nero.
Un'ombra di pioggia.
Un'ombra delle pareti interne della sua anima.

lunedì 17 ottobre 2011

Ora delle perpendicolari

Trovare la stabilità è semplice. Basta mettere in comune gli elettroni e rimanere attaccati.

domenica 9 ottobre 2011

Ora dei treni persi

Gli stivaletti sporchi e rovinati raggiunsero incerti lo sgabello. La gonna nera, lunga e stretta, non nascondeva quella sua magrezza, e il top rosa pallido le lasciava scoperto l'ombelico, e il ventre piatto. Anche il resto, il collo, il viso, lo sgardo, avevano quella tristezza e quella magrezza. Gli occhi - portava quel corpo senza conoscerne bellezza. Fissava le linee del legno per terra, con il volto all'ombra della lampadina sul soffitto.
-Io li odio. Odio quei loro sorrisi, finti, come la collana che le ha regalato a Natale. Tre euro. Aveva nascosto l'etichetta tra le robe sporche. Odio quel loro finto amore, finto interesse, finta dolcezza, come quando al cambio di stagione lei mi regala le robe smesse della Cate, quelle più brutte e rovinate, le migliori sono destinate all'orfanotrofio, per farsi gentile davanti alle amiche, finte, come tutto il resto. Odio la loro finta bella casa, che pulisco e conosco da cima a fondo, finta, inutile, come tutto il resto. L'unica cosa vera...-
Puntò gli occhi dritti in avanti, rabbiosi, guardò al di là del palco, tra la gente, tra i bicchieri di rhum. Sollevò la gonna e scoprì le gambe, scarne.
-L'unica cosa vera sono i miei lividi. E il silenzio. Quando lei parla di suo figlio, dice che è un bravo ragazzo, si dà tanto da fare, è così assennato. Assennato, ho scoperto cosa voglia dire. Dice che la riempie di orgoglio. E poi si allena, oh come si allena, sempre tra la palestra e i libri. Un metro e ottanta di uomo. Un metro e ottanta di schifo. Sanno tutti in casa cosa succede, quando siamo soli. Una volta ho lasciato una macchia di sangue in salone, visibile, sul pavimento scintillante. Silenzio. All'inizio. Poi peggio.-
Alza gli occhi sul soffitto, oltre, nel vuoto, o forse chissà dove. Di sicuro non erano più in quel vecchio bar.
-Scappare? sì, certo, per andare dove? Come vivere? ... Prima o poi andrò via. Prima o poi avrò una casa vera, anche se piccola, ma vera. Avrò un amore vero, amici veri, veri sorrisi. Dimenticherò lo schifo di questa vita. Prima o poi studierò. E farò veri regali, e riceverò vere attenzioni. Vera gentilezza. Prima o poi. Persino le collane, se pur di plastica, saranno vere. Prima o poi.

domenica 2 ottobre 2011

Ora delle foto sfuocate

Passerà tempo, e forse il mio ricordo scivolerà via dai tuoi pensieri, sbiadendo come l'intonaco esposto al sole, come Crono che ingurgita i suoi figli, Tempo crudele, salvifico per i passati da buttare via e distruttore di ciò che di bello c'è stato...e che continua ad esistere in noi, in quello che siamo diventate, o che diventeremo.
Passerà tempo, e rimarremo forse ricordi vaghi dal sapore dolce, di un tempo di cui avremo nostalgia, pur essendoci dimenticate il perchè. 
Perchè non ci si può sottrarre alla legge del tempo, lo sapevamo, lo sapevamo anche quando abbiamo deciso di volerci bene, nonostante ci fosse una scadenza, netta, nera.
Passerà tempo e ti mancherò sempre meno, fino a vivere in un angolo dei tuoi ricordi.
Sarò un'immagine, sarò parole, sarò sorrisi e pensieri, forse sarò una canzone, chissà. Perderò ogni essenza corporea. Fino a diventare quasi nulla. Quasi. Nulla.
Passerà tempo e ti dimenticherai, di quel nostro ultimo abbraccio, forte, con gli occhi velati, alla fermata del mio bus.