domenica 30 dicembre 2012

Ora dei ciondoli

Bene, è giunto il momento di fermarsi, girarsi, guardare. Come sempre. Come ogni anno, in modo del tutto abitudinario e prevedibile. Come al solito. Sono belle le cose Come al solito. E' questa la funzione dell'anno che ad un certo punto finisce e poi un altro comincia e poi finisce e poi comincia e poi e poi. Immaginate se non finisse mai, che squasso. Ok che magari questa cosa delle storie che si ripetono l'hanno messa per contare il tempo o per far spendere una barca di soldi ogni 365 giorni a Natale. Ma a me piace credere che sia stato fatto soprattutto per dare alla gente la possibilità di fermarsi, girarsi, guardare.
Come al solito.

Il duemilatredici però, sarà un anno molto poco Come al solito. Anzi. Pressochè nulla, sarà Come al solito. Quindi, se dobbiamo fare dei cambiamenti. Almeno facciamoli come si deve. Sgomberiamo la parete di tutte le cianfrusaglie.

Parete bianca, questo Duemilatredici.
Primo, pittiamola di blu.
Poi, ci appendiamo un cartone con scritto Everything is gonna be alright. (Può capitare di dimenticarselo)
Tre, avviciniamo uno scaffale:
Vocabolario di greco (solo per tenere ferme le altre cose, mica ciance)
I fiori del male,
Tarallini (la Puglia, nelle cose, serve sempre),
Vari cd indispensabili.
Quattro, appiccichiamo col patafix foto varie
Cinque, lasciamo lo spazio per il Diploma
Sei, la rete dei sogni, dove ho messo la rete dei sogni?!
Ecco, siamo a buon punto.
Ci mancano le stelline attacca\stacca fatte di Coraggio (brillano al buio, sapete?),
un quadro con la Maja,
macchie di caffè,
un paio di cuffie anni 80'.

Infine ci disegnamo un bel punto rosso. Il punto là. Quella del punto là è una storia antica, prima o poi la racconterò. In sostanza rappresenta gli obiettivi.
Rappresenta quello che vuoi essere. Lì dove vuoi che la tua vita vada. Rappresenta la felicità, la realizzazione, l'affetto, l'amore.

I punti là sulle pareti sono essenziali, indispensabili. Coltivateli.
La fine dell'anno è stata fatta per guardarsi indietro. L'inizio è stato fatto per disegnare punti là. Per sperare, per volere e desiderare. Sempre il meglio.
Cambierà in tutto, questo Duemilatredici. Forse. Certo, le cose belle sta a noi tenerle strette.
E usare tutto quello che abbiamo per avvicinarci al punto là, al meglio, al futuro che vogliamo avere.
Come al solito. Deliziosamente Come al solito.

domenica 2 dicembre 2012

Ora delle esposizioni

Mi piacerebbe lavorare in una stazione. Sono bei posti, le stazioni.
In una stazione non troppo piccola, così che nessuno possa conoscerti veramente, e non troppo grande, così che i treni non siano troppo grandi o troppo puntuali.
Potrei avvertire la gente di non avvicinarsi troppo ai binari, che poi c'è una variazione della pressione e si sbilanciano e muoiono.
E potrei poi ascoltare chi questa cosa della pressione la sa già e ha deciso di farla finita.
Potrei dare il benvenuto alla gente che arriva.
Ed abbracciare chi deve lasciar partire.
Potrei avvisare al microfono dei treni che arrivano (sì, lo so, questo lavoro esiste già) ed imparare nuove lingue e modi in cui dirlo. Tipo "Buongiorno! il treno delle tre è in ritardo, se a qualcuno va un caffè mi raggiunga al bar." oppure "Buonasera, facciamo tutti insieme una ola per il treno delle sette che ha ben cinque minuti di anticipo!".
Son bei posti, le stazioni.
Sono punti fermi che si lasciano attraversare dal mondo. Sono teatri della vita.
E poi a me piacciono gli abbracci. E allora come potrei, non voler lavorare in una stazione?!