lunedì 31 gennaio 2011

Ora dei veli

E' un periodo vuoto di parole. E nella mia testa, sola, c'è questa. E poi basta.

mercoledì 26 gennaio 2011

Ora delle Ore

Avevo voglia di vederti. E basta.

venerdì 21 gennaio 2011

Ora dei nonsaifareniente

Ti sei addormentato sul divano, un po' rannicchiato per far stare sotto la coperta anche me, che ora durante la pubblicità guardo la tua serenità.
Non posso svegliarti, non voglio farlo, non lo farò.
Ti lascerò addormentato sul divano, perchè sei bellissimo, addormentato sul divano.
Poi mi avvicinerò al tuo orecchio e ti sussurrerò
Buonanotte
e tu farai una smorfia senza neanche aprire gli occhi e ricrollerai tra le braccia di Hypnos.
Ti voglio bene
aggiungo con un po' di soddisfazione, sapendo di non avere la tua attenzione, sapendo che magari farai un'altra smorfia e poi ti lascerò dormire in pace, ma stasera mi va così, di dirti una cosa così, come i bambini.
Ti sei addormentato sul divano, ed è lì che ti lascerò e andrò via, verso il corridoio, quando un sussurro mi fermerà per dirmi
Anch'io.

lunedì 17 gennaio 2011

Ora dei nucleoli

Perchè poi, in quei dieci minuti della giornata in cui lasci riaffiorare tutto ciò che non deve, perchè in questo modo le verità un po' più scomode hanno la loro considerazione e non rischiano di farti scoppiare... Perchè in quei minuti, amari ma non troppo, ti accorgi di essere incapace.
Incapace di parlare.
Incapace di lasciar correrti le cose addosso.
Incapace alla costanza nelle cose.
Incapace di negarti di essere acida troppo spesso.
Incapace di prendere la strada più difficile e scegliere sempre quella più comoda.
Incapace di imparare una lezione e farne realmente tesoro.
Incapace di fare i passi avanti sperati.
Incapace di essere dolce, solo per il gusto di sprofondare nel banale, solo perchè ne hai voglia, di dire una cosa bella.
Incapace di smetterla con i complessi e cominciare con la vita seria.
Incapace di nutrirmi con ciò che mi è stato regalato, ed è veramente tanto, e io sono tanto fortunata.
Incapace di trovare un equilibrio meno instabile, con tutto che, l'ho detto, sono stata tanto fortunata.
Incapace di migliorare.
Incapace di essere realmente utile.
Incapace di smetterla di fare di un po' di tristezza un problema esistenziale.
E questo è quanto.

martedì 11 gennaio 2011

Ora delle belle giornate

I piedi nudi, dalla carne chiara, facevano scricchiolare il legno, prima fermarsi a qualche passo dallo sgabello. Aveva solo un vestito sudicio bianco, addosso, dal quale spuntavano le braccia e le gambe, ossute, il collo ed il viso. I capelli bruni scompigliati erano l'unica nota di colore, assieme alle labbra, rosee, accavallate in un morso. Gli occhi sbarrati, anche loro un po' spenti, come il colore della sua carne. Si accasciò a terra.
-Era buio e tu mi baciavi. Mi baciavi ovunque. Ogni tuo bacio bruciava sulla pelle. Mentre questo corpo riprendeva vita, tra le tue braccia. Mi sussurravi che non mi avresti lasciata mai, che da quel momento in poi non avrei più sofferto, non l'avresti permesso. Era buio e ti baciavo. Ti baciavo ovunque. Ogni mio bacio ti diceva che ti amavo. Troppo.
Le mani strisciavano sul legno.
-Figlio di puttana. Ti ho visto avvinghiato a lei. Ti ho visto accarezzarle il ventre rigonfio. Ho visto tuo figlio.
Urlava.
-Avrei voluto morire allora, tra le tue braccia. E non farlo lentamente adesso... La malattia mi mangia. Ma è nulla in confronto al dolore della solitudine. Sputo sulla pietà della gente. E adesso che sto morendo, sento i tuoi baci, ancora, bruciarmi addosso.

domenica 9 gennaio 2011

Ora dei ricci vulnerabili

Aria.
Mi tramuterei in aria.
E me ne starei in un angolo del mondo, ad osservarlo, senza farmi mai male.
Senza che da nessun taglio fuoriuscisse sangue.
Quando sarò stanca di aspettare, aria volerei, senza farmi male.
Senza ogni passo trasportami dietro tutta me stessa.
Ti verrei a cercare,
perchè anche se aria,
libera,
io ti verrei a cercare,
ti passerei le dita tra i capelli,
sfiorerei le tue labbra,
e aria volerei via.
E sempre ti lascerei consapevole di poterti ritrovare.
Non sarei felice.
Perchè la libertà sarebbe una prigione,
e nulla sarebbe più casa e conforto.
Ma almeno, niente sangue niente ferite
nessun maledetto ricordo,
se non la scia lontana che si dissolve,
un attimo dietro il mio passaggio.

domenica 2 gennaio 2011

Ora dei Bobert

Mi metto un po' più comoda sopra il tuo cuore,
mi abbracci,
mi abbracci un po' più forte,
credo tu mi stia stritolando,
poi mi riempi di baci,
e con non-chalance mi fai il solletico,
giocherelli un po' con le mie mani,
e ti diverti a mettermi le dita nelle orecchie,
a spettinarmi,
e poi di nuovo a stringermi.
Ebbene sì, sono un peluche.