mercoledì 28 aprile 2010

Ora delle filastrocche malriuscite

La vecchia signora si adagiò sulla poltrona, non curante che la vestaglia di seta le scopriva la coscia destra. Accavallò le gambe e bevve un altro sorso di whisky dal bicchiere di cristallo. Il bicchiere si macchiò del suo rossetto, lo poggiò sul tavolino e si risistemò la vestaglia, poi si abbandonò sulla poltrona, chiudendo gli occhi al sentire Debussy. Il Claire de Lune. Sublime. Una delle cose migliori che mai siano state create sugli ottantotto tasti. Un brivido di puro piacere. E l'anima che scivola via e la testa sotto la pesante mano del sonno.

giovedì 22 aprile 2010

Ora dei pezzi mancanti

Cielo.
Solo cielo. Sopra le nostre teste.
Aria.
Solo aria. Ci separa. Terre e oceani di aria. Nient'altro che aria, nient'altro.
Pensieri che allontaniamo, verità che nascondiamo tra gli angoli di spazi in cui... ci sono solo aria e nuvole. Occhi che teniamo altrove, paura e fragilità che travestiamo da ricordi, e brividi che non si sciolgono al sole. Noi non possiamo essere cura, solo malattia. Non c'è salvezza dentro le nostre braccia, solo una distesa di speranze e paure, terrori e malinconie. Non abbiamo alcun potere, non siamo nessuno, non possiamo offrire nulla. Abbracciami ma sappi che non puoi trovare niente di buono nei miei occhi, appoggiati pure, parlami di te, ma sappi che sono inutile, totalmente inutile. Perchè noi altri siamo fatti così. Senza il potere di dire Sono la tua Cura, Sono qui per Salvarti. Noi non serviamo a niente, non abbiamo nulla da offrire se non un'anima sanguinante che sta cercando di guarire.

mercoledì 21 aprile 2010

Ora delle cure

Il bambino guardò incerto la ragazza e le sue mani poggiate sui tasti bianchi e neri. La spinse con la manina, cercando di toglierla dallo sgabello, sul quale si arrampicò poco dopo. Trovato l'assetto, lanciò le manine sui tasti, con gli occhi che sbrilluccicavano dalla voglia, occhi che rimasero turbati quando si accorse di non aver ottenuto il risultato sperato.
-Perchè non parla?!
Lei sorrise.
-Non "parla" perchè non sa che dire. Devi dirglielo tu.
-Parla! Paaaarla!
-Non ti capisce, non parla la nostra lingua. Ci vuole tempo per impararla, e una volta imparata bisogna saper trovare le parole giuste, e non è facile.
-Dimmi come si dice "parla"!
-...non parla mica da solo, sta sempre qui fermo e non ha niente da raccontare, però sa bene quello che non dici tu. Non è facile da spiegare...
-Cioè che lui dice quello che io non dico nella nostra lingua?
-Più o meno è così.
-Ah.
Il bambino rimase con lo sguardo indagatore sulla distesa di tasti, poi lentamente allungò l'indice e incerto spinse una delle tante stanghette. Il suono era limpido e semplice. Scese dallo sgabello e fece segno alla ragazza di sedersi.
-Parlaci tu, e digli che non sono antipatico.

venerdì 16 aprile 2010

Ora dei delfini rossi a pois

E' che nella vita non credo ci sia mai qualcuno veramente disposto ad averti tra le braccia, se non per un puro atto di egoismo.

martedì 13 aprile 2010

Ora dei cruciverba

Cose che tu ti domandi e dici perchè,
ma poi passa.
Cose che non sai ti agiti ti preoccupi ti senti perso,
ma poi passa.
Cose che ti senti correrre addosso e non lasciarti mai,
ma poi passa.
A volte fa troppo freddo e rabbrividisco,
ma poi passa.
A volte mi sento sola persa vuota tremendamente vuota e vulnerabile,
ma poi passa.
A volte le urla mi si stringono intorno al cuore e non lo lasciano,
ma poi passa.
E' che oggi mi sento così. Triste malinconia arrabbiata nervosa stanca sola persa vuota fredda abbandonata asociale. Avrei tanto bisogno di un'altra tazza di caffè, o forse di sentire una voce amica, o forse solo di un abbraccio. Sì, uno di quelli rassicuranti. E' che oggi ho bisogno di tante, troppe cose.
Ma poi passa.

lunedì 12 aprile 2010

Ora dei rotoli alla nutella 2

-Oh, guarda guarda cosa ho trovato in mezzo al disordine.
-Cosa? Che c'è?
-E' un ricordo. Uno di quelli che c'è anche nella mia, di testa.
-Mettilo via e vattene.
-Mannò dai poveretto, guardalo...cos'è, ti fa male? Oh, poverina. Ma conosco tanti di quei modi per farti stare male, che non hai idea. Conosco bene i tuoi punti deboli.
-Li conosci, vero. Perchè te li ho lasciati conoscere. Sai anche molto bene che uno dei miei peggiori difetti è quello di non dare fiducia facilmente, quindi hai più o meno idea di quanto io ti abbia voluto bene. Ho messo i miei punti deboli nelle tue mani, ma, sai, come usarli alla fine non è un problema mio. O sbaglio?

[Fine parte seconda]

domenica 11 aprile 2010

Ora degli acrostici

[Così poi non mi dicono che scrivo cose pesanti\pucci pucci\emo]

Io sono una che giocherella con le cose. Così è, basta. Stamattina giocherellavo come al solito, e mi sono trovata con le forbici per le mani. E lo so che non si giocherella con le forbici, ma che volete farci, sono fatta male io. Ora, a causa di una forza oscura (la tanto invocata Moira) le forbici mi sfuggono di mano e zac! sul mio sventurato pollice.
Il sangue arriva per primo, e si fa spazio per disegnare la linea orizzontale della ferita, è di un rosso vivace, un rosso rosso, un rosso comunista, ecco. Il sangue rosso comunista comincia a fuoriuscire e a scivolare, silenziosamente e lentamente, dando un po' di colore alla mia pelle bianca, si insinua tra le pieghe, che gli mostrano la strada. Non è un fiume, è più una goccia di pioggia, sottile, breve. Osservo con piacere che le piastrine si stanno dando da fare e le lascio lavorare in pace. Mi stanno simpatiche le piastrine, loro arrivano e coagulano, arrivano e si mettono tutte insieme vicine vicine e bloccano il sangue rosso comunista che deve sempre stare dappertutto. E poi piano piano pianissimo, tutto ritorna come prima. Le piastrine arrivano e mettono ordine. Le piastrine arrivano e la discesa del sangue si esaurisce. Mi piacciono le piastrine, ecco.

mercoledì 7 aprile 2010

Ora dei rotoli alla nutella

-E tu che ci fai qui?
-Io non so neanche dove sono... che casino qui...dove sono?
-Dove sia, si dice Dove sia. Sei nella mia testa.
-Non sei cambiata affatto. Mmm, dovresti mettere un po' d'ordine, sai?
-Qui comando io e non accetto consigli da te. Quindi vedi di uscire da lì al più presto.
-Se no che fai, come mi butti fuori?
-A calci nel sedere.
-Non ne hai il coraggio, tantomeno la forza. So bene come farti crollare ai miei piedi, piccola.
-Tu credi?
-Oh sì, sei completamente sotto il mio controllo, non ti libererai mai di me. Posso renderti la vita impossibile. (sussurrando) Conosco fin troppo bene i tuoi punti deboli, posso colpirti e farti crollare da un momento all'altro.
-Non che non puoi.
-Oh sì che posso. (Ghigno)
[Fine parte prima]

domenica 4 aprile 2010

Ora dei tulipani lilla

Ti vedo allontanarti sempre più, e piano piano ti confondi con il resto, ti sbiadisci e ti mescoli con quello che non si può toccare, con il lontano. I miei occhi piano piano allentano la loro presa stretta tra le pieghe del tuo corpo e scivolano, si arrampicano e ti scivolano di nuovo addosso. E le mie mani, le mie mani!, non sai come sono vuote, le mie mani...
Disseta la mia anima
del tuo profumo,
sazia le mie labbra
della tua pelle,
soddisfa le mie mani irrequiete
delle tue parole.
Sii il cielo su cui possa poggiare gli occhi
ogni volta che cerco consolazione dalla vita.
Sii la terra al mio orizzonte
e asciuga le ferite che l'oceano di malinconia
mi ha scavato dentro.
Riempimi di te
e sarò la tua verità
riempimi di te
e sarò il tuo mistero
riempimi di te
ed il mio nulla diventerà oro nelle tue mani

sabato 3 aprile 2010

Ora dei troll portafortuna

Era una giornata di sole, e come tutte le giornate di sole lì, la gente affollava il lungo mare, con i loro bambini ed i loro gelati. Lei era seduta ad un tavolino all'ombra con la sua sigaretta e guardava i granelli di sabbia sul pavimento. Vide un paio di scarpe da uomo familiari, e senza alzare lo sguardo dai granelli di sabbia
-Signor Manley, che piacere vederla qui.
disse con un tono sarcastico. Il paio di scarpe da uomo si fermò.
-Ciao Lara, come stai?
-Come sto? Mi chiedi come sto?Come sempre, come sempre. Ho saputo del matrimonio, bravo Manley, bravo, abbiamo messo la testa apposto. E lei com'è... anzi no fammi indovinare, è la più bella donna di sempre.
-Lei è fantastica, sì. Sorride sempre.
La massa di capelli rossi che fissava il pavimento sbuffò.
-Ne ero certa. Sorride. Complimenti Manley, complimenti.
Si sedette affianco a lei e cominciò a fissare il mare. lei sollevò la testa e portò alle labbra la sigaretta, aspirò lentamente.
-Non ha paura a starmi così vicino, signor Manley? Sono il diavolo, io, tu ora vivi con gli angeli.
-"Cosa potrei essere se non la figlioccia del diavolo"?Lara, io ho trovato la stabilità, tu piuttosto, perchè non trovi un buon partito e metti su famiglia?
Lei sbuffò di nuovo. Poi si alzò e si mise di fronte a lui, avvicinò le labbra rosse al suo orecchio
-Ma ti senti, Manley? Citi Edna e parli di matrimonio... la mia anima è dannata, e dannato lo sei anche tu. Hai perso la poesia, Manley, e sei così innoquo adesso...
Prese la mano di lui e la portò tra le sue cosce.
Lui accennò un sorriso, dapprima sereno, poi lievemento turbato. Fu preso da un brivido e rimase immobile. Lei poggiò le sue labbra sulla sua fronte e rimettendosì eretta, cominciò a camminare, lasciandolo così, con quella voce nelle orecchie
"Dannato lo sei anche tu..."