mercoledì 21 aprile 2010

Ora delle cure

Il bambino guardò incerto la ragazza e le sue mani poggiate sui tasti bianchi e neri. La spinse con la manina, cercando di toglierla dallo sgabello, sul quale si arrampicò poco dopo. Trovato l'assetto, lanciò le manine sui tasti, con gli occhi che sbrilluccicavano dalla voglia, occhi che rimasero turbati quando si accorse di non aver ottenuto il risultato sperato.
-Perchè non parla?!
Lei sorrise.
-Non "parla" perchè non sa che dire. Devi dirglielo tu.
-Parla! Paaaarla!
-Non ti capisce, non parla la nostra lingua. Ci vuole tempo per impararla, e una volta imparata bisogna saper trovare le parole giuste, e non è facile.
-Dimmi come si dice "parla"!
-...non parla mica da solo, sta sempre qui fermo e non ha niente da raccontare, però sa bene quello che non dici tu. Non è facile da spiegare...
-Cioè che lui dice quello che io non dico nella nostra lingua?
-Più o meno è così.
-Ah.
Il bambino rimase con lo sguardo indagatore sulla distesa di tasti, poi lentamente allungò l'indice e incerto spinse una delle tante stanghette. Il suono era limpido e semplice. Scese dallo sgabello e fece segno alla ragazza di sedersi.
-Parlaci tu, e digli che non sono antipatico.

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