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sabato 20 ottobre 2012

Ora delle priorità

Dicono che i sogni siano come le stelle, o che le stelle siano come i sogni. Insomma, queste cose qua. Dicono così perchè beh, capitan ovvio, le stelle sono irraggiungibili, e brillano di luce propria. E' sensata come cosa, il fatto che anche i sogni, brillano di luce propria. E poi perché sono belle da vedere, le stelle, e anche i sogni, sono belli, sono belli da vedere negli occhi. Nessuno però, o forse qualcuno, chissà, ha mai pensato che poi, i sogni, solo quelli più grandi, esplodono. Collassano. Ed ecco un buco nero. Un buco nero dentro. Lì, dove non valgono tutte le leggi che conosciamo. Tutto inghiotte, niente sfugge. I sogni son cose importanti da portarsi dentro. E forse vale la pena non lasciarli esplodere. Che un buco nero è peggio, da portarsi dentro. Ecco.

mercoledì 10 ottobre 2012

Ora delle case in mezzo

-Sai qual è il segreto?
-No...
-E' circondarsi di una bolla di positività.
-Ah.
-...
-E io?
-E tu puoi starci con me. La positività è biposto.
-Ah ecco.

mercoledì 23 maggio 2012

Ora delle barche di carta

Arriva un certo punto del pomeriggio, in cui le rondini impazziscono e volano basse.
E ogni pomeriggio, il gatto si prende la briga di salire sul cassonetto, solo per guardarle. Le segue tutte muovendo solo il collo. Forse sa già di non riuscire a prenderle in ogni caso. 
E allora lo vedi lì che passa il suo tempo girando la testa in alto seguendo le rondini, seduto sul cassonetto. 
E mi viene di pensare che se uno ha il tempo da perdere ogni giorno con la testa in alto a seguire le rondini, beh, uno fa proprio una bella vita. 

venerdì 9 marzo 2012

Ora delle forze centrifughe

Insomma, ognuno funziona a modo suo.
C'è chi va a lenticchie, per esempio. Oppure ci sono quelli che funzionano a cioccolate. Altri, funzionano a caffè. Poi ci sono quelli che vanno avanti a bel tempo, che è meglio non trattare nelle giornate piovose per evitare inutili assassinii. Altri ancora vanno avanti a musica. Mentre alcuni si nutrono di libri. E altri vanno a matematica, e quelli sono molto sfortunati. Poi alcuni vanno avanti a successi. Altri invece vanno a risate, ed averli come amici  è una gran fortuna. Altri ancora si nutrono di pettegolezzi, e anche loro, come i matematici, sono stati molto sfortunati. Altri ancora vanno a panini con la mortadella.
Io, io credo di funzionare ad abbracci. Ecco.

martedì 7 febbraio 2012

Ora delle sedie blu

Dovrebbero abolire l'adolescenza. Ecco.

martedì 6 dicembre 2011

Ora dell'omeostasi

Ci son cose che proprio. Rabbia.
Come Admeto. Quel. Vabbè.
Insomma Admeto è in fin di vita e Apollo gli concede di non abbandonare la Terra a meno che non trovi qualcuno disposto a morire al posto suo. Chiede ai genitori e no, non sono mica scemi loro, che trovasse qualcun altro. Come la moglie, per esempio. Tanto le donne sono inutili, no?
E poi si sa, l'impulso, il thumos, di una donna innamorata ha in se quella forza e quella determinazione che sarebbero capaci di tutto. Così Alcesti, per amore, dona la sua vita.
Lei sta per morire e il gesto più dolce che ad Admeto viene di fare, espressione del suo incommensurabile amore (tanto profondo da non contraddirla nella sua scelta di morire al posto suo), le giura eterna fedeltà. Ah beh. Complimenti vivissimi.
Non solo, questo gesto fu considerato come nobilissima espressione d'amore. Ah beh. Complimenti vivissimi.
Fortunatamente passava di lì Eracle, per il quale una è la cosa da fare, convincere Tanathos a lasciar andare Alcesti, insomma, anima più anima in meno.
Così Eracle la salva e la riporta indietro, velata. Admeto apprezza la donna velata (e l'eterna fedeltà? Ah beh, complimenti vivissimi) e solo in un secondo momento si scopre che in realtà è la moglie. I due ritornano insieme felici e contenti e Eracle torna da dove è venuto.
Ok, considerando la società patriarcale dell'epoca (solo, dell'epoca?) e la presunta misoginia di Euripide, ma cavolo, non si può considerare come tema della tragedia l'amore coniugale, non si può. Al massimo, se proprio bisogna trovare un senso, è che le donne si innamorano sempre di quei, vabbè, come Admeto, e quei pochissimi Eracle disposti ad andare nell'oltretomba per recuperarle si attaccano ad un lunghissimo e bellissimo tram. (Ecco dov'era il senso della tragedia, insomma)

venerdì 11 novembre 2011

Ora dei mal di testa

La mattina ha un che di sacro.
Si fanno cose, si vedono persone, non si parla, la mattina, se non per monosillabi.
Ci si immerge nella propria quotidianità piano, in modo che non faccia troppo male.
Si cammina. Per inerzia.
Poi succedono cose piccole, la mattina. Cose piccole che in quel momento ti sconvolgono.
Insomma, la mattina passi nel parcheggio e alcune foglie del fico sono gialle.
Ma di un giallo vivo che sembrano dipinte,  lì accanto alle sorelle verde speranza. Sono lì che svolazzano come le altre. Perchè le foglie gialle uno se le aspetta mezze penzolanti in punto di morte. E invece no. Erano vive, gialle giallissime.
Tanto che uno poi la mattina così, si chiede, di punto in bianco
Se lo sanno, le foglie gialle, che stanno lì lì per morire.

lunedì 17 ottobre 2011

Ora delle perpendicolari

Trovare la stabilità è semplice. Basta mettere in comune gli elettroni e rimanere attaccati.

mercoledì 7 settembre 2011

Ora degli straccetti

Come un bambino che ha impiegato una mattinata intera della sua giovane vita a costruire un castello di sabbia. Ha progettato tutto nei minimi particolari, ed ha rifatto venti volte il ponte sulla sinistra perchè il suo compagno di giochi si ostinava a poggiarci il suo bel popò sopra. Ha anche trovato dei bastoncini tutti uguali per il ponte levatoio. Ma ora è tutto finito, il grande capolavoro della sua vita è completo. Non sa se nei decenni che gli rimangono da vivere farà mai una cosa così bella. Si sente soddisfatto. Corre dalla mamma e comincia a tirarla per la gamba, Devi venire, DE-VI VE-NI-RE!!! Torna lì dal suo capolavoro e... un cumulo di sabbia bagnata. Oh porca miseria.
Più o meno così.
Anzi no. Non come un bambino deluso perchè il suo castello di sabbia è andato a farsi un bagno.
Come un adulto, che nonostante abbia visto sgretolarsi migliaia di castelli di sabbia, ne costruisce uno impiegando una mattinata della sua vita. E poi...un cumulo di sabbia bagnata.
Esattamente così.
Insoddisfazione.
La gallina che non riesce a fare l'uovo. La ciambella senza buco. La formica che torna e trova la sua reggia distrutta da un piede di bambino.
Oh porca miseria.
La soluzione?
Se hai forza di volontà da vendere, ti metti e ricominci. Altrimenti passi con me il resto del tempo a piangerti addosso. Poi passa. Poi occorre ricordarsi che non tutte le cose sono state create per farti del male. Perfino il mare che distrugge il tuo castello.
E allora l'insoddisfazione e il senso di fallimento annidato sul cuore di sbroglia e si scioglie.
 E crolla il velo nero davanti agli occhi che è capace di farti confondere una nuvola bianca per una nera, un ramo per una vipera, un amico per un ladro, un amore per un assassino.


mercoledì 20 luglio 2011

Ora delle mele

Dita sporche di liquirizia.
Odore dolceamaro che sfiora le narici.
Il sapore delle cose lontane...
vorace come il desiderio,
sottile come la distanza,
forte come il mare.
Liquirizia.
Quel che ne rimane sull'orlo delle dita e dei pensieri.
Pensieri macchiati di nero. Pensieri macchiati di dolceamaro.
Lo stesso sapore del ritorno. Di questo ritorno.
Dita sporche di liquirizia nel vento freddo di un posto che nei pensieri avrà colori e sapori che sanno di felicità.
Liquirizia. Ancora un vago sapore sulle labbra.
Poi svanisce.

venerdì 10 giugno 2011

Ora delle distanze

Illuditi che la frenesia
possa portar via
le cose che hai nascosto
credendo di buttarle via




martedì 24 maggio 2011

Ora degli uffa

Io non vorrei essere così acida, a volte. E' solo che capita, lo giuro, non è colpa mia.
E poi ti ritrovi ad aver mandato male le persone senza neanche accorgertene.
E non mi piace. Non mi piace per niente.

domenica 8 maggio 2011

Ora dei migliori amici

A me piace quando, durante l'assolo di batteria, il mondo rimane sospeso.

martedì 14 dicembre 2010

Ora del riso soffiato e mou

Perchè nel comò in fondo al salone della vecchia casa della nonna, lì, quello sempre in penombra perchè tanto non ci arrivava mai nessuno, lì... c'era lo spiritello cattivo.
E ogni volta che dovevo passare dal salone, giravo la testa per non guardarlo, e tremavo e il cuore mi saliva in gola.
Paura.
Cosa c'è dietro quegli alberi? Cos'ha fatto quel rumore in cucina? Il vaccino? No, le siringhe no, non mi piacciono.
Paura.
Ci viviamo dentro. E siamo pronti a mandare male chiunque ci spinga ad affrontarla, come se, puf, passasse. No, non è proprio così che funziona. Se chiudi un claustrofobico in una scatola, state pur tranquilli, non guarisce.
Ma. Come tutto ciò che è stato progettato, anche la paura dovrà pure avere uno scopo. Un po' come il dolore. Serve.
Certo, non deve diventare patologia.
Io, la paura, non so come si curi. Nonostante io e la paura siamo pappa e ciccia, proprio non lo so, come uscirne.
E la mia paura non si ferma al comò della nonna, o alle siringhe. No.
Ho paura degli sguardi della gente, parlano troppo.
Ho paura del mare, quando non vedo il fondale.
Ho paura del futuro.
Ho paura della solitudine.
Ho paura di dire ti voglio bene.
Ho paura di lasciarmi cadere all'indietro.
Ho paura di non essere abbastanza.
Ho paura di un'altra miriade di cose, che non basterebbe un trattato, per scriverle tutte.
Fatto sta, che alcune di queste sono proprio scomode.
Come quella di amare,
punto.

venerdì 10 dicembre 2010

Ora dei coltelli di paglia

Occorrerebbe fermarsi
per sorseggiare con calma
la vita,
assaporarla meglio.
Occorrerebbe tempo per
piangere,
fermarsi un attimo,
e poi
ricominciare.

venerdì 26 novembre 2010

Ora dei cappelli con i pon pon

"Perchè tu possa chiamare qualcuno che non senti da una vita e mezzo, solo perchè ti va, perchè stasera hai voglia di dirgli che hai preso un bel voto in chimica e sei felice, perchè ti va di parlare, perchè ti va di piangere, perchè ti va di dire stronzate. Perchè non dobbiamo dimenticarci di avere la possibilità di farlo, di riprendere amicizie lasciate un metro e mezzo fa, perchè dobbiamo scegliere di avere tempo e voglia per combattere. Contro la vita? Contro noi stessi?

venerdì 5 novembre 2010

Ora dei quindi e dei vaffanculi

E poi nulla, si sa, la fetta di pane imburrata atterra sul pavimento sempre dalla parte sbagliata. Che cosa ti aspettavi mica? Che i tuoi sforzi giungessero, come tu avevi ben previsto, intatti, perfetti, appagati, alla tua bocca? Non sia mai, pretendi troppo. Pretendi troppo perfino dalla fetta di pane imburrata con così tanta cura, che cade sul pavimento inevitabilmente dalla parte sbagliata.
C'è la rabbia, oh sì se c'è la rabbia.
Poi c'è la frustrazione, e non sai quanta frustrazione.
C'è anche, perchè no, un bel pizzico di odio.
Perchè ti viene da mandare all'aria tutto, perchè se cerchi di spiegarglielo, al tutto, che potrebbe anche fare lui qualcosa, ogni tanto, per qualche tua assurda fissazione, non capirebbe mica.
Ma alla fine perchè arrabbiarsi?
Si sa, cara, si sa da sempre, anche i nonni dei tuoi nonni dei tuoi nonni lo sapevano, che la fetta di pane imburrata, atterra sul pavimento sempre dalla parte sbagliata.


martedì 19 ottobre 2010

Ora degli occhiali rotti

E' che a volte
la cioccolata
da sola,
non basta.

venerdì 1 ottobre 2010

Ora delle nuvole viola

Nel sussurrato mondo
delle cose vere
non importa
se stasera hai voglia di raccontare
o semplicemente di tacere
ci sarà comunque qualcuno che vorrà nutrirsi
della tua essenza,
qualunque essa sia.
Nel sussurrato mondo
delle cose vere
non c'è spazio per mettersi comodi
spettatori della propria vita
senza alcuna ambizione a viverla
non c'è spazio per le parole inutili
e quelle storpie
e quelle maleodoranti e velenose
ma ogni cosa è poesia.
Nel sussurrato mondo
delle cose vere
le persone non si compiangono,
si accompagnano.
Nel sussurrato mondo
delle cose vere
le emozioni sono nude
ma non illudetevi,
non lo vedrete mai,
il mondo delle cose vere.
cercatelo, cercatelo con tutta l'energia potenziale
di cui disponete,
andate dietro alle cose vere.
Io ho cominciato a farlo,
da capo,
come si fa da bambini,
con la sola differenza che questa volta non ci sei già dentro,
sei stato tagliato fuori,
e piangi,
come si fa da bambini,
con la sola differenza,
che questa volta
non c'è nessuno a prenderti in braccio.

lunedì 31 maggio 2010

Ora dei fuori traccia

Adesso dimmi, come fanno gli uomini a dimenticare di guardare il cielo?
Si potrebbe usare la parola bellissimo, si potrebbe usare la parola meraviglioso, si potrebbe usare la parola sublime. Bello da stare male. Il cielo non si dimentica mica di mostrarsi bellissimo ogni giorno.
Cielo, tranquillo, ci siamo noi due a guardarti e a stupirci ogni volta. Perchè quando si smette di guardare le cose bellissime, allora si sta cominciando a morire. E morire non è per noi, non adesso.
Alba (Sole)
Una pacca sulla spalla, apro gli occhi E' l'alba, mi dicono, E' l'alba, scopro. E' l'alba. Sul mare. O forse in mezzo. In mezzo al mare. O forse dentro. Dentro me. Vorrei riempirmi gli occhi per poi portartene un po', voglio che tu la veda, devi vedere com'è meraviglioso, devi. Il sole è tirchio e la terra sembra ancora sotto il velo del sonno, la nebbia intimidita dal sole comincia a svanire. Le luci delle case sono granelli, guarda come sono piccole, inutili, uno scherzo dell'uomo che non contento ha voluto perfino sfidare lui, il sole, che tranquillo si alza e le rende ridicole, fragili e stupide. Guarda il mare. E' uno specchio. E nel mare il cielo. E nel cielo il mare. E dentro il tutto che si mescola, ed il mare diventa cielo scuro che sta schiarendo piano ed il cielo diventa mare che da nero ridiventa azzurro. E il sole. Buongiorno a te, sole, che svegliandoti baci la terra. Buongiorno a te cielo, che stamattina, come sempre, ci regali un attimo di perfezione. E buongiorno anche a te, ovunque tu sia, ti porterò quest'alba, devi vederla, devi.
Alba (Luna)
Per sbaglio alzo gli occhi dall'orizzonte. La vedo. Rossa. Tonda. Strana. Il cielo indaco e lei rossa, perchè le va di essere rossa e lo è, non deve mica per forza essere gialla, lei. Cercarla e trovarla nel cielo ogni sera è una piacevolissima abitudine, mi tranquillizza sapere che c'è. E' un amore a senso unico quello degli uomini e della luna. La presenza dell'una è fondamentale per gli altri, ma lei non saprà mai della nostra esistenza. Eppure, e tu lo sai, è come se fosse sopra le nostre teste proprio per controllare che tutto proceda per il meglio, è come noi, la luna, è tra noi. Solo che non ci vede. E stasera è rossa. Bellissima anche vestita così. La sua è un'alba silenziosa, ma altrettanto spettacolare. Non intimidisce, lei si appoggia sul cielo e lascia che lui si dipinga con tutti i colori che gli garbano, lei sta per i fatti suoi, lì nel mezzo, e quando le va ne prende uno, massimo due, di quei colori, e li sfoggia leggieri. Devo portartene un pezzetto, devi vederla, amore, devi vederla.
Notte
Sembra spento. Sembra assente. Invece è più pieno di quanto si possa immaginare. Un'immensa distesa di nero decorata con puntini luminosi dei più vari. E lei che è sorta pian piano diventa regina. Bellissima padrona. Ben poco rischiara intorno a lei: qualche nuvola di passaggio, le forme della spiaggia, la pelle bianca, i sorrisi. Rapisce gli occhi, li prende e non li lascia più, e tu rimarresti per sempre lì a cercarla - trovarla - guardarla - gustarla - rilasciarla per poi riprenderla - interrogarla e ancora guardarla e così via fino alla fine della notte. Ovunque siano, so che i tuoi occhi la staranno cercando, o almeno mi piace immaginare che sia così. Sapere che i nostri occhi lontani si posano esattamente sullo stesso angolo di luna.
Inutile pensare che mi manchi. Inutile sussurrarlo alla luna, bellissima luna, che forse lo ha già capito. Le emozioni sono già tante e l'unico modo per smaltirle, oltre che piangere, è scrivere. Ma adesso non posso, qui, in mezzo alla gente, guardo il cielo e cerco di bloccare tutto dentro, tutta la bellezza del cielo, rinchiusa. Non avevo calcolato la tua assenza. Come mi manchi. Oh come mi manchi. Non importa cosa stai pensando, non importa se mi pensi o meno, davvero, non importa. So che mi manchi e questo è quanto. Ma per adesso guardo il cielo e cerco di fare il possibile per portarlo con me. Devi vedere tutto questo, devi.

Sì, manca il tramonto. Manca perchè non l'ho visto, non perchè non l'abbia voluto portare con me. Manca il tramonto perchè il cielo ha pensato le cose per bene, e mica potevo portare tutto io, così ha distribuito le meraviglie un po' per uno, e l'unica cosa da fare qui è aspettare. Aspettare il tramonto, che non sembra più così tanto lontano.