lunedì 25 luglio 2011

Ora degli infusi

Giro la testa di lato e ti vedo lì, a qualche metro di distanza, sull'altro letto, oltre la flebo.
Come se avessi sentito i miei occhi addosso, giri la testa anche tu, mi guardi. Cominci a parlare...le tue parole sono senza incanto, crude e nude come un animale morto al bordo della strada. Le tue parole si mischiano all'odio, al lamento, alla frustrazione.
Il tuo corpo. Perdere un seno per una donna è non avere più la forza di guardarsi allo specchio e sentirsi bellissima. Perdere un seno è perdere la consapevolezza della propria femminilità. Amazzone del destino.
Non hai fratelli o sorelle. Tua madre lavorava troppo e non aveva tempo per crescerti. E far nascere un fratello voleva dire sacrificare te e lui.
Ti sei sposata un po' avanti con l'età.
Non hai figli. Non mi spieghi perchè. Ma sicuramente non perchè non li hai voluti. Non lavori. Nè hai mai lavorato. Due settimane fa la scoperta. Tumore al seno. Bisogna operare subito. Travolta in una guerra che non hai voluto. Sei pallida e hai i capelli tutti attaccati sulla testa. Quando comincerai la chemio, li perderai. Rigiro la testa verso il soffitto, non reggo più i tuoi occhi stanchi. E faccio fatica a sentire fino all'ultima delle tue parole. Rimango in silenzio. Vorrei parlarti di cose come Determinazione di una donna, come Guerra che vale la pena di combattere fino all'ultimo, come Positività, Famiglia, Amore...Vita. Non lo faccio, rimango in silenzio. Perchè non posso dirti nulla che abbia davvero un senso, adesso. Cosa puoi aspettarti da me? Nient'altro che belle storie appartenenti ad un mondo che non ha nulla a che fare con questo qui. Non so nulla. Non dovevi parlarmi così, non sono pronta per questo. Non dovevi lasciarmi le tue storie addosso, non dovevi lasciarmele entrare dentro, insieme alla flebo che ora ho nel braccio. Perchè l'hai fatto? Non ho abbastanza forza per metabolizzarle. Tu, donna privata del suo essere donna, con una brutta ferita al posto di un seno, e mani e piedi e volto bianchi, e stanchezza sulla faccia e nelle parole. Io, poco più che bambina, cosa posso risponderti? Mi hai mostrato il tuo inferno, ho ascoltato le tue storie, e ora silenzio. Sento i tuoi occhi addosso. Mi chiedi
Il ragazzo che era qui ieri sera è il tuo fidanzato?

mercoledì 20 luglio 2011

Ora delle mele

Dita sporche di liquirizia.
Odore dolceamaro che sfiora le narici.
Il sapore delle cose lontane...
vorace come il desiderio,
sottile come la distanza,
forte come il mare.
Liquirizia.
Quel che ne rimane sull'orlo delle dita e dei pensieri.
Pensieri macchiati di nero. Pensieri macchiati di dolceamaro.
Lo stesso sapore del ritorno. Di questo ritorno.
Dita sporche di liquirizia nel vento freddo di un posto che nei pensieri avrà colori e sapori che sanno di felicità.
Liquirizia. Ancora un vago sapore sulle labbra.
Poi svanisce.