mercoledì 20 aprile 2011

Ora dei body builder

Sono un pittore.
Quando la gente mi chiede cosa io faccia nel mondo, rispondo
Sono un pittore.
E' vero, io dipingo le cose. Le persone. Sì, anche gli animali.

Poi ti ho vista.
E come un pittore la prima cosa che ho fatto è dipingerti. Fermarti per sempre viva in una tela.
Le tue caviglie sottili e le gambe.
Ho dipinto il tuo ventre e il tuo seno.
Ho dipinto il tuo sguardo e le tue labbra rosse
dischiuse, come se stessi per parlare.
Come se stessi per parlarmi. Per sempre.

Eri lì perfetta,
sei qui perfetta.
rimarrai perfetta.
Ma in un mondo alieno.
Vorrei essere carta solo per amarti così.
In un mondo alieno.
Vorrei essere carta per vedere le tue labbra dischiuse per parlarmi. Per sempre. Per davvero.
Vorrei essere carta
ma la carne mi tocca
e tu non sei per me
se non in un mondo alieno.

giovedì 14 aprile 2011

Ora dei boschi

La verità è che anche se te lo chiedono milioni di volte al giorno, non gliene frega a nessuno di sapere come stai. Ma va bene comunque, solo il fatto che qualcuno voglia usare qualche scusa inutile per parlare con te, va bene comunque.
La verità è che poi vogliono sapere le cose. Quando delle cose non gliene frega niente. Vogliono sapere che cosa ti andrebbe, così, per dire. E di cosa ti andrebbe, non gliene frega nulla a nessuno, questa è la verità.
Ma va bene comunque, nessuno può avere alcuna pretesa e va bene, va bene comunque.
La verità è che non gliene frega minimamente a nessuno che cosa fai, che cosa hai mangiato a pranzo, che cosa hai fatto stamattina. E va bene comunque, son cose che si dicono per conversare, e va bene, va bene comunque, lo si fa tutti e basta.
Però una volta, una volta nella vita, sarebbe bello che qualcuno chiedesse Come stai, e volesse veramente saperlo. Sarebbe bello che qualcuno avesse la voglia di chiederti Cosa ti andrebbe di fare, solo per il desiderio di esaudire una tua pretesa, per quanto stupida che sia, non importa, solo per il desiderio di fare una cosa per te.
Sarebbe bello, che la verità a volte non fosse poi così tanto vera. Perchè la verità è che a volte no, non va bene comunque.

sabato 9 aprile 2011

Ora dei racconti

I piccoli sandali di legno fecero un rumore sordo all'avvicinarsi allo sgabello. Bassina, con la sua gonna blu fino alle caviglie e una camicia rosa. Sul volto tante rughe quanti i suoi anni, e gli occhi - umidi- sembrava piangesse. Ma non piangeva.
Con fatica si sedette sullo sgabello e alzò la testa, mostrando al mondo i suoi occhi scuri velati.
La voce pungente, precisa, squillante.
-Certo che me lo ricordo. Sono passati cinquant'anni e me lo ricordo. Me lo ricordo bene. Vivevamo ancora nella nostra prima casa, quella con il pavimento in cotto. Le bambine erano piccole. L'ultima appena nata. Tu uscivi tutte le sere con un tuo amico. A me andava bene, così avevo il tempo per mettere a posto e occuparmi delle bambine. Ero io la madre. Era compito mio. Avevo perso la bellezza, lo vedevo, tre gravidanze e il mio corpo non era più liscio e sodo come prima. Però stavo bene. Era giusto così. A me andava bene. Poi una sera. Risposi al telefono. La maggiore delle bambine giocava con i legnetti, e avevo la più piccola tra le braccia. Tu non c'eri, come ogni sera. Risposi al telefono. Quel tuo amico. Gli dissi che non c'eri e lui mi disse No signora, è lei che cerco, posso parlarle un momento?, Mi dica, risposi, e lui Se le posso dare un consiglio, guardi bene suo marito.
Rimasi immobile, salutai cordialmente e riattaccai. Misi le bambine a letto, misi in ordine la casa, sciolsi i capelli e mi misi in vestaglia. Quella bianca del corredo. Uscii in veranda e accesi una delle tue sigarette. Ero da sola, e piansi. Piansi. Piansi perchè non potevo fare nulla. Piansi perchè lasciarti non era possibile. Non poteva esserlo. Piansi perchè tu magari eri tra le cosce di un'altra. E io non potevo parlare. Piansi perchè dovevo crescere le bambine nella tua casa. Lo feci. Anno, dopo anno, silenzio dopo silenzio. Mi faceva schifo fare l'amore con te. Eppure. Lo facevo per la cosa più bella che la vita mi abbia dato- le mie figlie. Quando tutte e tre se ne andarono di casa.Un giorno ti diedi quel sonnifero. E presi il coltello. E quando ti svegliasti- non potesti picchiarmi. Perchè io non c'ero. E neanche il tuo pisello."

lunedì 4 aprile 2011

Ora dei bonsai

Dicono che uno per stare bene con se stesso, deve star bene con se stesso. E i suoi limiti, e i suoi difetti, e questo e quest'altro.
Però io non sono come vorrei, e a volte me ne rammarico profondamente.
Io non so disegnare. Prendo la matita e nulla, omini stecchi, paperelle. Non provate a dirmi Saprai fare altre cose, perchè io quello che voglio, a volte, è solo saper disegnare. E' quello che mi servirebbe e basta.
Dietro di loro un fascio di luce arancio del primo tramonto stupefacente della stagione. Quando nell'aria c'è la magia della primavera. Niente più vento gelido. Niente più labbra screpolate e mani congelate. L'aria che si fa più fresca la sera, e riporta il vento che riempie l'aria di storie, di voglie improvvise, di sapori, di ricordi dolci come ciliege.
Loro. Nei loro corpi vecchi, che avanzano lentamente nel pomeriggio. Loro, con i loro due bastoni simmetrici, l'uno con la destra, l'altra con la sinistra. Lei curva e bassina nel suo passo incerto, lei dietro gli occhiali spessi e i capelli bianchi. Lui che guarda un po' perso il cielo e avanza lento con il suo bastone.
E le loro mani intrecciate. L'una dentro l'altra. Le loro mani che tengono insieme il mondo con la loro forza. Le loro mani che tengono insieme la vita, la speranza, l'amore, nonostante tutto.
Le loro mani- la cosa più semplice del mondo. La cosa più bella del mondo.
Che ti fan venire la voglia di innamorarti. Così, una cosa semplice, in un pomeriggio della prima primavera,puf, innamorarti. Ancora.
Avrei voluto disegnarli. Nel loro silenzio. Con la matita segnare le loro ombre. Le linee intrecciate delle mani. La curva delle schiene. Avrei voluto incidere il loro silenzio e la loro bellezza. L'emozione che si prova nel vederli, davanti, che camminano lenti. Avrei voluto disegnare i loro corpi, avrei voluto dire al mondo Fermati e guardali.
Ma non so disegnare. E me ne rammarico tremendamente.
Non so disegnare. Vorrei, ma nulla, non è per me. Peccato. Sarebbe stato bello. Poi far vedere il disegno. E chiedere,
Cavolo, non ti fan venire la voglia di innamorarti?