domenica 2 dicembre 2012

Ora delle esposizioni

Mi piacerebbe lavorare in una stazione. Sono bei posti, le stazioni.
In una stazione non troppo piccola, così che nessuno possa conoscerti veramente, e non troppo grande, così che i treni non siano troppo grandi o troppo puntuali.
Potrei avvertire la gente di non avvicinarsi troppo ai binari, che poi c'è una variazione della pressione e si sbilanciano e muoiono.
E potrei poi ascoltare chi questa cosa della pressione la sa già e ha deciso di farla finita.
Potrei dare il benvenuto alla gente che arriva.
Ed abbracciare chi deve lasciar partire.
Potrei avvisare al microfono dei treni che arrivano (sì, lo so, questo lavoro esiste già) ed imparare nuove lingue e modi in cui dirlo. Tipo "Buongiorno! il treno delle tre è in ritardo, se a qualcuno va un caffè mi raggiunga al bar." oppure "Buonasera, facciamo tutti insieme una ola per il treno delle sette che ha ben cinque minuti di anticipo!".
Son bei posti, le stazioni.
Sono punti fermi che si lasciano attraversare dal mondo. Sono teatri della vita.
E poi a me piacciono gli abbracci. E allora come potrei, non voler lavorare in una stazione?!

3 commenti:

  1. Hai visto il film "La stazione" di Sergio Rubini?? Un gioiello del cinema italiano. La stazione è il luogo delle partenze, dei ritorni, dei nuovi inizi. E, non so perchè, le immagino sempre nebbiose e con una coppia al binario. E un cane.

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  2. Lo vedrò sicuramente allora. Beh certo che c'è una coppia al binario. E un cane. :-)

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  3. Io al Monopoli le compravo sempre le stazioni...:)

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