venerdì 1 maggio 2009

Ora dei pasticcini imbottiti di crema

Eccola. Che dire... divertitevi!

Seduta sull'orlo della sua vita, Elvira pensava. Era la prima volta, mesi passati a cancellare una parte della sua vita, che guardava in faccia il suo passato. Una parola: Vento. Perchè Elvira, quando c'era qualcosa che non andava, prendeva il treno e se ne andava. Via, nella stessa direzione del vento. Si lasciava la sua vita alle spalle e ricominciava da zero. Prendeva tutto e partiva, prendendo il primo treno che andasse nella stessa direzione del vento. Il vento era l'unico compagno di viaggio, insieme ad un quadernetto nero, dalle pagine completamente bianche. Erano le sue poesie. Era la sua vita. Bianca. Vuota. Poi un giorno arrivò in un paesino del sud, accompagnata dal Libeccio. Un paesino abbastanza tranquillo, e -come succede sempre nei paesini piccoli- dove tutti sanno tutto di tutti. Ed era ovvio che si cominciò a parlare anche di lei. Ma nessuno sapeva niente di lei, oltre al nome. Elvira non aveva alcun passato, o forse ne aveva troppo. Cominciò a lavorare come segretaria in uno studio medico. Poi, un giorno, successe. Stava pranzando da sola in un piccolo ristorante dall'aria familiare, quando difronte a lei si sedette un lui. Giovane, dall'aria di bravo ragazzo.
- Nessuno sa nulla di te. Volevo farti i complimenti. Sì, insomma... sei la prima di cui non si fa pettegolezzo. E ne sono alquanto contento. Non sopporto le parole vuote di questo paese. E così tu saresti cosa, una donna senza passato, forse?
Elvira guardò lo sconosciuto e successe. Così, di botto, senza preavviso. Si innamorò. In tutti i suoi viaggi, in tutta la vita che le era passata davanti, non le era mai successo. Sì, parlo di amore. La colse di sorpresa.
- Una donna senza passato, sì, è questo che sono.
Continuarono a parlare, anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, e ancora, e ancora, e ancora. Poi, una notte, si scoprirono ad amarsi. Così, amarsi semplicemente. Lei aveva paura, paura di tutta quella vita che le si era presentata all'improvviso davanti agli occhi, paura della stabilità, paura dell'equilibrio. E così, passata la notte, partì alle prime luci dell'alba, mentre un filo di luce accarezzava la pelle dell'amato tra le bianche lenzuola. Via, lontano, con la convinzione di dimenticare tutto ancora una volta, semplicemente cancellandolo con una morbida gomma rosa. Ma questa volta era diverso, perchè non ci riusciva. Lui provò infinite volte a chiamarla e fece di tutto per rintracciarla, ma lei, sparita. Come una bolla di sapone sul pavimento.
E ora è la, che pensa. é passato quasi un anno. Eccola là, seduta sull'orlo della sua vita. Guardando il mare che sbatte contro gli scogli e il sole arancio che piano piano affoga. D'improvviso, una mano sulla sua spalla.


Continua qui.

6 commenti:

  1. Bon io sono andato col seguito...spero vi piaccia almeno un po'

    RispondiElimina
  2. bravi!

    ho letto prima quello di nikko... bellissimo!

    RispondiElimina
  3. ma nooooo, c'era scritto nel post di partire da qui!!!!!!! :)))

    RispondiElimina
  4. vi rendo noto della presenza di una terza matrioska...

    http://cob-apienavoce.blogspot.com/2009/05/terza-matrioska-hic-et-nunc.html

    RispondiElimina
  5. ...eccole dove iniziavano le matrioske...oppure da nikko??...vabbè..tanto le ho lette tutte e tre....:)
    bellissime..........

    RispondiElimina