lunedì 22 giugno 2009

Ora delle giornate inutili

Dietro una scrivania, Eudè osservava le ombre che passavano dietro la porta di vetro oscurato. Voleva parlargli. Doveva assolutamente parlargli. Ne aveva bisogno. Passava le giornate così, prendendo appuntamenti per la dottoressa\ portando caffè al ghiaccio e cappuccini freddi avanti e dietro\ perdendo i numeri e confondendo i pazienti (che poi tanto pazienti non erano)\ buttando giù due righe su una vecchia agenda. Sì, la ragazza chiamata Felicità passava così le sue giornate. Aspettando lui. Non per un gran che. Solo per una buona conversazione. Perchè alla fine una ,a fare quella che si sta zitta, si rompe le balle, è capibile. Mentre quando stava con lui era diverso, non aveva paura di trovare nuovi intrecci di parole, frasi complicate, pensieri contorti in un italiano che le piaceva scoprire. Roba che poteva fare solo con lui, insomma. Eudè aveva bisogno di lui. E ora vorrebbe solo un po' di misera comprensione. Forse.

2 commenti:

  1. E' bello intrecciarsi in percorsi linguistici se l'anima è un reticolo così arzigogolato da voler qualcuno con cui potersi abbandonare alla scoperta dei tragitti oscuri della nostra mente, magari per scoprirsi innamorati, che forse è essere intrecciati veramente.
    Forse è un pensiero un po’ contorto, ma del resto so come ci sente intrecciati. Forse.

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  2. Edo: La nostra mente è piena di intrecci. Dico solo che sentirsi liberi di complicarsi i pensieri, a volte, è fantastico. Il resto lo hai detto tu.

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