giovedì 4 marzo 2010

Ora delle spugne allo zucchero filato

Amavo avere le tue mani sui miei fianchi. La tua presa decisa, per non lasciarmi andare via e le tue dita incerte, come di chi ha paura di sfiorare la felicità proibita. Amavo avere le tue mani e sentirmi protetta, al sicuro, dove niente e nessuno poteva farmi del male. Adoravo quella sensazione di abbandono che prendeva il mio corpo e lo immobilizzava, come se d'improvviso il caos dentro al testa si fermasse e sentissi il respiro della vita, lento. Era quando sentivo la presa delle tue mani che mi trasformavo, mi trasmutavo viva, viva per davvero, viva come non mai. Non ero più io, ero aria che ti scivolava addosso, ero terra, ero energia, ero pioggia che si insinuava dentro di te, ero seta. Quella che se la tieni tra le dita perde la sua consistenza e scivola. Ecco, proprio così, ero seta. E smettevo di abitare il mio corpo come anima piccola in un qualcosa troppo grande, ma la mia essenza si mescolava con il mio corpo ed ero io. Sì, ero io, e mi sentivo troppo viva, ero energia pura che scivolava, proprio come la seta, scivolava.

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