sabato 21 gennaio 2012

Ora delle piastrelle

Fuori dal finestrino ogni cosa era tinta di nero mentre il cielo bruciava di arancio del tramonto. Lei si sistemò nel ventre del treno, mentre l'Italia scorreva fuori, e la riportava a casa. Mancavano solo sei ore. Solo sei ore. 
All'inizio erano solo lacrime sottili, poi divenne pianto. Non fece rumore, un uomo sulla cinquantina dormiva sul sedile di fianco.Era ben vestito e odorava di dopobarba. 
 Lasciò che le lacrime scivolassero lente via dai suoi occhi.
 Lo sguardo fisso fuori, mentre la pianura scivolava via insieme al sole.  
Un ragazzo sulla ventina di fronte a lei le fissava le guance umide. 
I treni sono esseri pieni di nostalgia. Filtra dai sedili, dalle luci sul soffitto, dai vetri sporchi dei finestrini. 
Il suono, del treno, rende nostalgici. Tu-tum. Tu-tum. 
Perchè sei a centimetri di distanza tra la gente, e sei solo. 
Cercò di distrarsi guardando la gente, e giocando a tentare di capire quali storie si portavano addosso. 
Scorse un abbraccio qualche sedile più in là. 
E cedette di nuovo alle lacrime. 
Finchè, esausta, non si addormentò. 

4 commenti:

  1. E' davvero un racconto meraviglioso, complimenti. Sai cogliere perfettamente una serie di sfaccettature che in questo caso condiscono un evento così banale ma allo stesso tempo delicato... complimenti davvero :)

    Oscar

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  2. Oscar: Le sfaccettature rendono la vita interessante :-) Grazie mille

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