martedì 11 gennaio 2011

Ora delle belle giornate

I piedi nudi, dalla carne chiara, facevano scricchiolare il legno, prima fermarsi a qualche passo dallo sgabello. Aveva solo un vestito sudicio bianco, addosso, dal quale spuntavano le braccia e le gambe, ossute, il collo ed il viso. I capelli bruni scompigliati erano l'unica nota di colore, assieme alle labbra, rosee, accavallate in un morso. Gli occhi sbarrati, anche loro un po' spenti, come il colore della sua carne. Si accasciò a terra.
-Era buio e tu mi baciavi. Mi baciavi ovunque. Ogni tuo bacio bruciava sulla pelle. Mentre questo corpo riprendeva vita, tra le tue braccia. Mi sussurravi che non mi avresti lasciata mai, che da quel momento in poi non avrei più sofferto, non l'avresti permesso. Era buio e ti baciavo. Ti baciavo ovunque. Ogni mio bacio ti diceva che ti amavo. Troppo.
Le mani strisciavano sul legno.
-Figlio di puttana. Ti ho visto avvinghiato a lei. Ti ho visto accarezzarle il ventre rigonfio. Ho visto tuo figlio.
Urlava.
-Avrei voluto morire allora, tra le tue braccia. E non farlo lentamente adesso... La malattia mi mangia. Ma è nulla in confronto al dolore della solitudine. Sputo sulla pietà della gente. E adesso che sto morendo, sento i tuoi baci, ancora, bruciarmi addosso.

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