giovedì 26 novembre 2009

Ora di un altro

Mi fa sorridere. Ogni volta che ci incrociamo. Trova la maniera per farmi sorridere. Io glielo lascio fare. Il nostro rapporto ha uno schema elementare: lui cerca di sorprendermi con le più svariate e inaspettate frasi e io lo lascio fare e sorrido. A volte rispondo. Tutto qui, semplice. Lui è un tipo strano, sembra viva in un mondo tutto suo, non soggetto agli influssi negativi di questo qui in cui viviamo noi. Innanzitutto le frasi. Un italiano così complesso e preciso, le frasi così calibrate e folli. Le parole al posto giusto, non importa se si usano o meno, sono al posto giusto. Lui usa "indossare" e non "mettere", lui si diverte a cambiare di posto i soggetti e i verbi per dare espressione alla frase, lui gioca e si destreggia abilmente in un arte che si chiama Parlare. Ne sono affascinata, forse per la sua ineccepibile perfezione, forse per la sua originalità e follia. Per capirlo devi vedere le cose come le vede lui, a volte ci riesco, a volte no. Brevi frasi dette per strada o per i corridoi, questo quello che ci scambiamo. Punto. Oggi, ci siamo incrociati per strada, mi ha salutato, si è fermato (passaggio già piuttosto insolito), mi ha guardato negli occhi e mi ha abbracciata. Io immobile. Poi è andato via. Lasciandomi -non trovo espressioni migliori- di cazzo. Bah. Poi ho cominciato a sorridere. Inutile, ci riesce sempre.

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