venerdì 18 novembre 2011

Ora dei tappi

Il vento accarezzava le rughe del vecchio, seduto ad assaporare un tramonto arancio del nuovo inverno.
Chiuso nel silenzio più profondo della sua affascinante saggezza.
Esiliato in qualche storia.
Di tutti i tramonti del mondo, quello visto da un balcone del terzo piano alla periferia di una cittadina senza capo nè coda, non è certo il migliore.
Eppure era lì, perso in qualche sfumatura.
Come se in tutti quegli anni, lasciati sui solchi del suo viso e delle sue mani, non ne avesse potuti vedere di migliaia, di tramonti.
Migliaia. Di tramonti.
Forse li collezionava. Forse era impazzito. Forse aveva dimenticato tutti quei tramonti.
Forse.

Lei uscì in balcone. Silenzio. Si avvolse nello scialle e gli si mise vicino.
Lui baciò la sua mano di moglie, di madre, di nonna.
Si sorrisero.

Forse non ci si può abituare. Forse è impossibile non stupirsi più, dopo migliaia di tramonti, davanti all'arancio vivo di un cielo o alla presenza silenziosa di un amore.
Forse.

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