giovedì 2 giugno 2011

Ora delle stelline

Mi allontanai dal mondo e mi andai a sedere sulla spiaggia. Quella notte. Mi tolsi le scarpe e mi sedetti lì, davanti al mare e alla luna. Venisti e ti sedesti al mio fianco. Poggiasti la bottiglia sulla sabbia e mi guardasti, lì seduta sulla sabbia, quella notte, con il vestito blu che scendeva sulle cosce e lasciava scoperte le gambe, a contatto con la sabbia fredda.
Nessuna domanda. Stavamo lì, davanti a quella brodaglia scura del mare, la notte, quando nasconde ogni verità e diventa nulla - nulla- e il suono delle onde diventa più silenzioso ma riempie le orecchie più del mattino. E non capisci da dove porti tutta questa malinconia, da quale angolo remoto del mare provenga questa triste follia che ti chiama. Continua a chiamarti e a raccontarti storie - e poi- tra tutte quelle storie, rimane solo la tua.
Fissavamo il mare lì nel suo punto più profondo, nel nero denso della notte, e le voci e i suoni lontani. Ti sedesti al mio fianco il silenzio.
E cominciai a raccontarti la mia malinconia, e tutto quello che portavo addosso.
Era colpa del mare - non so se, o caro sconosciuto, potevi capirlo- ma era tutta colpa del mare, non ci posso fare nulla, è come un'intesa intima, eppure tremenda.
Ricordo le mie parole a stento, ma ricordo bene la tua voce, e la tua, di malinconia, e tutto quello che portavi addosso.
Era una cosa folle. Due che si siedono davanti al mare, una notte, e piangono insieme le proprie vite.
Decidemmo tacitamente che quei momenti finivano nell'oblio nel momento stesso in cui lasciavamo che nascessero. E così fu.
Una cosa folle. Due che si siedono davanti al mare, una notte, e piangono insieme le proprie vite.

2 commenti:

  1. Ma si conoscevano? O è come quando incontri uno sconosciuto sul treno...?

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  2. Volpe: Diciamo che si conoscevano come si conoscono le persone con cui ci si saluta. Ma no, non si conoscevano come si conoscono le persone a cui vuoi bene.

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