giovedì 19 aprile 2012

Ora delle pieghe e delle piaghe

Cosa resta? Cosa resta, quando crolla ogni stabilità, ogni dolcezza? Cosa resta quando si frantuma ogni sicurezza?
Si resta soli. Soli, e indifesi. Nel fango del mondo. Soli e indifesi, inutili, incalcolabili.
Si resta deboli, sfiniti, a piangersi addosso.
Restano le briciole. Restano cuori e coscienze da trascinarsi dietro, fardelli.
 Restano paure da indossare sotto i vestiti.
Resta il sottile terrore del vuoto e del buio, solo che questa volta nel vuoto e nel buio non c'è nulla che assomigli al corridoio della vecchia casa di tua nonna, o all'armadio di legno di fronte al tuo letto, così inquietante, la sera.
 Questa volta il vuoto e il buio, lo sono per davvero. E annidati come cancro dentro i corpi, a cibarsi delle tue speranze.
Uscirne illesi, manco a pensarci.
Resta il riflesso di un corpo, il tuo, nudo davanti allo specchio, scoprirsi adulto ed avvertire il peso della propria esistenza sulle gambe, mai come ora in piedi da sole.
Restano ombre di abbracci che non scaldano, non salvano più.
Resti tu, solo e terrorizzato.
Resta il freddo gelido di parole che non confortano, sguardi che non amano.
Resta lo smarrimento, restano troppi dubbi.
Persi.  Solo che questa volta non c'è nessuno, a prenderti in braccio e riportarti a casa.
Questa volta, è la vita vera.
La vita vera, è ciò che resta.
Si resta soli e indifesi a tenere per le mani la propria vita.
E pesa.

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