lunedì 12 dicembre 2011

Ora della damnatio memoriae

Contemplava il suo essere apolide seduta sul gradino della stazione. Senza appartenenza. Senza un posto dove essere, senza vincoli, come una casa. Senza un posto dove tornare.
Le pungeva l'anima la parola solitudine.
E moriva guardando gli abbracci. Nella stazione, gli abbracci.
Pensò che gli abbracci sono un po' come delle case, posti a cui appartenere. No, i baci no, i baci sono parole che non volano, ma muoiono sulle labbra, non si può appartenere ai baci.
Lo riconobbe tra la folla che andava e veniva.
Appena lui potè sentire la sua voce,
Amami, disse, Amami e portami via. Non ho fretta, ma portami via. Sono nomade stanca di cercare, apolide e sempre costretta a luoghi a cui non appartengo e non apparterrò. Riportami a casa. Ovunque essa sia, riportami a casa.

Un abbraccio.
Casa.
Forse.


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